Lo Scarpariello è uno dei piatti tipici della Campania ma non tutti lo preparano allo stesso modo: la ricetta della versione aversana
Avete mai sentito parlare dello Scarpariello? Un piatto della tradizione campana super invitante e gustoso: ecco la versione più popolare.
Non c’è alcun dubbio che il cibo rappresenta uno dei piaceri più grandi della vita. Ogni regione come sappiamo porta avanti le proprie tradizioni. Questo significa che molti italiani non sono a conoscenza di ricette tipiche di altre zone dello stivale.
Oggi vogliamo concentrarci sulla Campania e in particolar modo su una ricetta che sicuramente catturerà la vostra attenzione. Si tratta dello Scarpariello, un piatto tipico della tradizione napoletana, sostanzioso ma povero di ingredienti.
Come gran parte dei piatti che si rispettano, esistono diverse varianti. In questo articolo vi parleremo di quella di Aversa, uno dei tanti piccoli comuni che costituiscono la provincia di Caserta. Qui di seguito troverete le origini dello Scarpariello, così come la sua realizzazione per ottenerne uno da leccarsi i baffi.
Le origini
Perché è chiamato Scarpariello? Il nome deriverebbe dalla figura del calzolaio, che in dialetto si dice scarpar. Le sue origini però sono incerte. Secondo una teoria le moglie dei calzolai avrebbero preparato spesso questa pietanza per i loro mariti, in quanto non servivano molti ingredienti e quelli che si utilizzavano erano economici. Secondo un’altra teoria invece il nome potrebbe essere stato scelto per l’abitudine di fare la scarpetta con il pane intingendola nel sugo.
Lo scarpariello dunque rappresentava un pranzo davvero povero, cucinato con prodotti avanzati o regalati. Come succede spesso però ne esistono versioni differenti. Per esempio quella napoletana prevede l’utilizzo di un tipo di pasta dal formato casereccio come gli spaghetti alla chitarra o i fusilli. Invece la variante di Aversa può essere preparata in modo classico o moderno.
La preparazione
Oggigiorno la Scapariello di Aversa può essere preparato in due modi differenti. Esiste la versione tradizionale e quella moderna. La principale differenza sta nell’uso dello strutto. Come sappiamo molti italiani oggi lo hanno eliminato dalla propria dieta e perciò spesso viene sostituito con l’olio. Nella ricetta tradizionale l’aglio viene tritato finemente, così come il basilico e il prezzemolo, mentre dai pomodorini si eliminano i semi.
Ovviamente non può mancare il peperoncino, che dona quel tocco piccante e deciso all’intero piatto. La pasta, che deve essere al dente, viene condita con parmigiano e pecorino. Nella variante moderna invece, oltre a ricorrere all’olio anziché allo strutto, vengono utilizzati i bucatini. Nella padella, dove si cuoce il tutto, è necessario amalgamare bene il formaggio con la pasta in modo da creare un composto omogeneo. Si può completare il pasto con un bel bicchiere di vino rosso.